Come attestano alcuni documenti, la famiglia Amarelli era impegnata già intorno al 1500 nella raccolta e nella vendita delle radici di liquirizia, fin da allora particolarmente apprezzate per il loro potere tonificante da quanti affrontavano lunghe marce, come pellegrini e soldati, e da coloro che compivano attività faticose.
All’inizio del 1700, nacque l’idea di tentare l’estrazione del succo, per ottenere un prodotto conservabile e trasportabile, al fine di avviare una commercializzazione su più vasta scala. Sorse così, nel 1731, il primo impianto proto-industriale, per l’estrazione del succo dalle radici, in un grande capannone, detto “concio”, oggi restaurato. Tutte le fasi di trasformazione, dalla materia prima al prodotto finito, avvengono ancora oggi nell’antico concio settecentesco.
All’inizio dell’attività, le radici, macinate da una grande mola di pietra, ancora conservata nell’ambiente originario, venivano messe a bollire ed il succo ricavato veniva filtrato e concentrato e poi, ancora caldo e morbido, lavorato a mano da giovani donne, che ne ricavavano bastoncini e biglie.
Nel 1907 vennero installate delle avveniristiche caldaie a vapore, le cui caratteristiche tecniche furono presentate in un articolo della Rivista Agraria dell’Università di Napoli; pochi anni dopo, a partire dal 1919, furono lanciate sul mercato le scatolette in metallo per mantenere intatti i pregi della liquirizia e, negli anni seguenti, furono create le caratteristiche immagini pubblicitarie art-decò, alcune delle quali riprese negli ultimi decenni.
Nel 1970 fu completato il processo di modernizzazione, che nel 1987 fece ottenere all’azienda la medaglia d’oro della Società Chimica Italiana, per aver saputo coniugare tradizione artigianale e tecnologie all’avanguardia.
Oggi i processi di selezione delle radici, estrazione del succo, cottura e concentrazione sono informatizzati e controllati automaticamente, ma il tocco finale spetta ancora al mastro liquiriziaio, che sorveglia personalmente il giusto grado di solidificazione del prodotto.
La Amarelli fa parte dell’Associazione internazionale Les Hénokiens, con sede a Parigi, che raccoglie le imprese familiari più antiche (almeno bi-centenarie) del mondo.
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